I sintomi della schizofrenia vengono suddivisi in sintomi positivi, che
includono i deliri e le allucinazioni, ed in sintomi negativi, quali
l’apatia, la carenza d’iniziativa, la povertà dell’eloquio, il ritiro sociale e
la trascuratezza.
Nella schizofrenia, ma non in altri disturbi psicotici, possono
essere presenti anche disturbi
del pensiero ed evidenti deficit cognitivi, in
particolar modo deficit relativi a memoria, attenzione e soluzione dei
problemi.
Nella schizofrenia i deliri possono essere influenzati dalla disorganizzazione del pensiero e
risultare poco strutturati e bizzarri (es. “Il segnale luminoso chiaramente
comunicava di presenze sulla mia proprietà…gli alieni erano arrivati ed io non
sapevo come accoglierli!”).
I contenuti dei deliri possono essere diversi.
Nel delirio di
persecuzione il soggetto immagina delle azioni a suo danno
da parte di entità come partiti politici, società segrete, mafia ed extraterrestri
(es. “Forze misteriose coalizzate mi perseguitavano, impedendomi di portare a
termine i miei progetti”).
Nel delirio
di influenzamento e di controllo il soggetto è convinto
che estranei o entità superiori controllino la sua mente (es. “Mi sento come
telecomandata, tutto quello che faccio è voluto e programmato da un essere
telepatico”).
La persona che ha un delirio
mistico, che è spesso associato a fenomeni allucinatori, crede
di essere in comunicazione con Dio o presenta una serie di convinzioni relative
all’esistenza dell’Anticristo o di Satana.
Nel delirio di grandezza il
soggetto riferisce di essere imparentato con personaggi prestigiosi e noti (es.
“Ad un certo punto ho pensato di essere il figlio di Carlo d’Inghilterra: mia
madre comprava giornali di gossip e, quando c’erano notizie su di lui, li
piegava in maniera che io potessi vedere la notizia e le sue foto”).
Nel delirio di colpa la
persona sente di aver commesso gravi colpe contro Dio o la società. Il delirio di trasformazione corporea,
infine, è caratterizzato dalla convinzione di subire dei cambiamenti in varie
parti del corpo (es. visceri, cervello, sangue).
Altre convinzioni deliranti,
che nella schizofrenia si associano spesso al delirio di persecuzione, sono
il furto del pensiero (es.
“Non ho più idee, c’è una forza oscura che porta via i miei pensieri appena si
formano”), la trasmissione
del pensiero (es. “Devo stare da sola perché gli altri
potrebbero ascoltare ciò che sto pensando”) e la lettura del pensiero,
che si differenzia dalla trasmissione del pensiero perché in essa il soggetto è
convinto che lo scambio di pensieri avvenga attraverso la telepatia.
I sintomi
negativi, invece, sono quei sintomi legati all’appiattimento dell’affettività (il
soggetto si mostra apatico, ossia manifesta una riduzione della reattività
emotiva di fronte a stimoli che dovrebbero sollecitarla) e alla perdita di volontà e di progettualità (il
soggetto non è in grado di pianificare e di portare a termine attività anche
semplici). Generalmente nei deliri e nelle allucinazioni si verifica una
partecipazione emotiva, mentre nei rapporti interpersonali emerge
l’appiattimento affettivo. Nella schizofrenia la riduzione della capacità di
socializzare e di inserirsi in un gruppo è progressiva e sfocia nel ritiro sociale (condizione
di distacco dal mondo e di alienazione). È presente, inoltre, trascuratezza nella
cura della propria persona.
Le funzioni cognitive come l’attenzione, la memoria e la capacità
di risolvere i problemi sono quasi sempre fortemente alterate. I pazienti
schizofrenici generalmente incontrano difficoltà ad apprendere nozioni nuove,
soprattutto se complesse.
L’età media d’insorgenza del primo episodio psicotico si situa tra
i 20 e i 25 anni per gli uomini e intorno ai 30 anni per le donne. Si può
verificare un esordio tardivo intorno ai 40 anni.
Generalmente i primi sintomi di questo disturbo non sono sintomi
psicotici (deliri ed allucinazioni), bensì dei segnali che indicano un
cambiamento nella vita del soggetto. Si tratta dei cosiddetti sintomi prodromici: il
ritiro sociale, la perdita d’interesse nelle attività scolastiche e lavorative,
il comportamento inusuale, scoppi di rabbia ed il deterioramento nell’igiene e
nell’ordine. In genere questi sintomi si manifestano in seguito ad un normale
evento di vita, vissuto dal soggetto in maniera particolarmente stressante (es.
esami, servizio militare, separazioni, perdite).
Il trattamento principale per la cura della
schizofrenia è la farmacoterapia con farmaci antipsicotici. L’efficacia
della farmacoterapia aumenta se ad essa vengono affiancati altri tipi di
trattamento.
La psicoterapia
di sostegno, ad esempio, può aiutare il paziente ad accettare e
tollerare il suo disturbo e a gestione le difficoltà della vita quotidiana.
Nel caso in cui le funzioni cognitive del paziente siano state
danneggiate dalla malattia, si può ricorrere al cognitive remediation,
un programma finalizzato all’allenamento di specifiche funzioni cognitive.
Negli ultimi anni si è rilevata l’efficacia della psicoeducazione, che
consiste nel fornire al paziente informazioni chiare e specifiche sul suo
disturbo (es. sintomi, decorso), informazioni che possono aiutarlo a gestire la
sintomatologia.
La psicoterapia di sostegno e la psicoeducazione possono essere
destinate anche ai familiari delle persone affette da schizofrenia.
Diversi studi dimostrano
l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nella riduzione dei sintomi
della schizofrenia, in particolare dei sintomi persistenti.
Disturbo delirante
Il disturbo delirante è un disturbo caratterizzato da convinzioni
deliranti, in assenza degli altri sintomi tipici della schizofrenia
(allucinazioni e sintomi negativi). In alcuni casi sono presenti anche le
allucinazioni, ma in una forma poco rilevante.
I deliri durano almeno per un mese, risultano costanti e pervasivi
nella vita della persona e non sono bizzarri come nella schizofrenia, ossia
potrebbero apparire plausibili agli occhi degli altri in quanto riguardano
situazioni che potrebbero verificarsi nella vita del soggetto. Le persone con
questo disturbo, infatti, hanno un comportamento apparentemente normale, se le
loro idee non vengono messe in discussione.
I contenuti delle convinzioni deliranti possono essere di diverso
tipo.
Nel delirio
di gelosia il soggetto ha la convinzione che il proprio
partner sia infedele senza avere dati di realtà che sostengano la sua credenza
ed attua comportamenti disfunzionali per sé e la coppia volti a confermare la
sua idea (es. appostamenti, pedinamenti, aggressività fisica).
Nel delirio
erotomanico il soggetto è convinto di essere amato da una
persona del tutto sconosciuta. Anche questo tipo di delirio è accompagnato da
comportamenti esasperanti per l’altro come telefonate, visite improvvise e
pedinamenti.
Nel delirio
di grandezza il soggetto è convinto di essere una persona
eccezionale e, ad esempio, di avere un ruolo di grande rilievo o di aver
compiuto qualche importante opera per l’umanità (es. una scoperta scientifica).
Nel delirio
di persecuzione la convinzione prevalente della persona è
quella di essere stato danneggiato (es. ingannato, spiato, avvelenato,
drogato). Chi presenta questo delirio, essendo convinto di aver subito profonde
ingiustizie ed essendo molto risentito per queste, può far ricorso a violenze e
a frequenti azioni legali nei confronti dei suoi ipotetici persecutori.
Nel delirio
somatico il soggetto presenta idee bizzarre rispetto a
particolari aspetti del proprio corpo. Tra le convinzioni più diffuse ci sono
le credenze sulla deformità o sul cattivo odore di qualche parte del proprio
corpo (es. gambe storte; cattivo odore della bocca, della pelle o degli organi
sessuali), senza che risultino dati oggettivi a supporto di ciò.
Il disturbo delirante può insorgere a qualunque età.
Il decorso della malattia è molto variabile: può essere cronico,
quindi costante nel tempo, o avere dei periodi di remissione e di
riacutizzazione. Anche in caso di remissione piena, il soggetto può avere delle
ricadute.
In questo disturbo, rispetto alla schizofrenia, la minore compromissione
dell’area cognitiva, dell’area affettiva e delle abilità sociali riserva una
prognosi migliore.
Il trattamento d’elezione per il disturbo delirante è l’uso
combinato di farmaci e psicoterapia.
Negli ultimi anni si è rilevata l’efficacia della psicoeducazione, che
consiste nel fornire al paziente informazioni chiare e specifiche sul suo
disturbo (es. sintomi, decorso), informazioni che possono aiutarlo a gestire la
sintomatologia. La psicoeducazione può essere destinata anche ai familiari di
queste persone.
Diversi studi testimoniano l’efficacia della terapia
cognitivo-comportamentale per il trattamento di questo disturbo.
In sintesi, la terapia
cognitivo-comportamentale sollecita il soggetto a: